Lo specchio di Borgonovo
Borgonovo ce lo ricordiamo nella Fiorentina insieme a Roberto Baggio. C'aveva una bella faccia e giocava bene. Rendeva in campo e nelle figurine Panini. Oggi annuncia al mondo che è affetto da SLA e lotta per restare in vita. La notizia più interessante non è il suo dramma umano (sbattuto in prima pagina come al solito), né l'aiuto che sta dando alla ricerca. E' la paura - che viene fuori in maniera un po' schizzofrenica dal ritiro della Nazionale - di tutti i calciatori odierni e di quelli che hanno vissuto la stagione degli anni '80 e '90.
Ci si specchiano i calciatori di ora in Borgonovo. Ed hanno paura. Questa è la notizia: hanno paura i nostri eroi nazionali. I giornalisti, con la solita "correttezza" superficiale, specificano che si parla di farmaci "leciti" quando si allude a quelli che, insieme agli altri elementi tipici della quotidianeità del calciatore, è certo che favoriscono l'insorgere di tremende malattie come queste.
Ma non si tratta solo di farmaci leciti ed è labile il confine fra essi e il doping. Sono cose che inquinano il calcio, lo sappiamo bene, l'hanno sempre fatto ed oggi le conseguenze, come la peste nella storia e nella letteratura, non si fermano ai piedi del castello chiuso e isolato dove il club dei miliardari in calzoncini costruiscono le loro fortune di fronte a milioni di italiani e tramite la guerra dei diritti televisivi.
Su queste cose ci insegna il grande ex calciatore Carlo Petrini che resiste e sforna libri gustosissimi e scomodi editi da Kaos. Leggiamoli.
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Eugenio Montale, Ossi di Seppia, 1925
lunedì 8 settembre 2008
venerdì 5 settembre 2008
La regressione culturale
L' Europa assolve il governo italiano perché fortunatamente non ha fatto quel che in ripetute dichiarazioni pubbliche il suo ministro degli Interni si erariproposto di fare: la raccolta generalizzata delle impronte digitali di tutti gli abitanti dei campi nomadi, compresi i bambini.
La lettura del rapporto inviato il 1° agosto da Roma a Bruxelles ha dato modo di verificare le modalità del censimento nei campi nomadi e-si badi bene- «di correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni».
Limitando «solo a casi estremi» il rilievo dei dati dattiloscopici dei bambini, quando siano «strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione».
L`Italia evita così il disonore di un richiamo comunitario alle più elementari regole di civiltà, e non possiamo che gioirne.
Senza dimenticare però l`insistenza con cui Roberto Maroni, fra giugno e luglio, aveva più volte sottolineato la necessità di prendere le impronte dei bambini rom. Quando il suo annuncio sollevò le prime contestazioni, il ministro rincarò la dose: lo facciamo per il loro bene, solo così li sottrarremo allo sfruttamento dei genitori criminali. Infine, dopo un voto del Parlamento europeo ele perplessità manifestate dagli stessi prefetti incaricati di applicare il provvedimento, la raccolta delle impronte è stata derubricata a extrema ratio.
Ma silenziosamente, alla chetichella, lasciando che frai cittadini esasperati continuasse a circolare la certezza di un governo che non si lascia commuovere da quelle manine, viste troppe volte frugare nelle tasche e nelle borse dei malcapitati.
Gad Lerner su Repubblica di oggi.
La lettura del rapporto inviato il 1° agosto da Roma a Bruxelles ha dato modo di verificare le modalità del censimento nei campi nomadi e-si badi bene- «di correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni».
Limitando «solo a casi estremi» il rilievo dei dati dattiloscopici dei bambini, quando siano «strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione».
L`Italia evita così il disonore di un richiamo comunitario alle più elementari regole di civiltà, e non possiamo che gioirne.
Senza dimenticare però l`insistenza con cui Roberto Maroni, fra giugno e luglio, aveva più volte sottolineato la necessità di prendere le impronte dei bambini rom. Quando il suo annuncio sollevò le prime contestazioni, il ministro rincarò la dose: lo facciamo per il loro bene, solo così li sottrarremo allo sfruttamento dei genitori criminali. Infine, dopo un voto del Parlamento europeo ele perplessità manifestate dagli stessi prefetti incaricati di applicare il provvedimento, la raccolta delle impronte è stata derubricata a extrema ratio.
Ma silenziosamente, alla chetichella, lasciando che frai cittadini esasperati continuasse a circolare la certezza di un governo che non si lascia commuovere da quelle manine, viste troppe volte frugare nelle tasche e nelle borse dei malcapitati.
Gad Lerner su Repubblica di oggi.
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