Sì, sono accerchiato da persone che non capiscono il valore che può avere l'editoria digitale nel far dilagare la cultura dell'innovazione, e insieme a lei i vecchi e nuovi contenuti da proporre in maniera nuova e più efficace.
Il mantra è sempre lo stesso: ma vuoi mettere un libro vero? Che è quella roba lì? Se poi ti si rompe il lettore? Almeno il libro resta. Il resto è fuffa su cui l'industria digitale esercita un dominio.
Si, il libro è l'oggetto più duraturo che il secolo scorso ci ha regalato, uno dei pochi che continua ad avere un senso fra le mani, mentre tutto si sgretola ossidato da obsolescenze programmate o mentali.
Ma non è vero che è eterno. Così come nulla è eterno. Tanto meno noi.
Da qualche mese ho lasciato l'approdo sicuro dei libri di carta. Li continuo a comprare e a leggere, ma solo quando ne vale veramente la pena. Una libreria oggi deve essere come uno scrigno: contenere solo i gioielli veri per metterli al sicuro da olocausti nucleari, o del pensiero, possibili.
Deve far compagnia nelle fredde serate d'inverno accanto al camino o all'ombra di un maestoso albero al riparo dalla calura estiva. Il libro diventa un oggetto di lusso. D'altronde lo dimostrano anche i prezzi che ha raggiunto.
Accanto può avere un flusso di conoscenza costante e a prezzi più bassi che anche le culture minoritarie e fuori dai circuiti mainstream dovrebbero coltivare.
La cura dei contenuti e il metodo con il quale vengono proposti oggi sono la sfida di qualsiasi organizzazione o comunità.
La cura dei contenuti e il metodo con il quale vengono proposti oggi sono la sfida di qualsiasi organizzazione o comunità.
Allora arrendetevi, perchè io non lo farò: arrendetevi agli e-book, e imparate a leggerli sugli e-reader. Non perderete alcun gusto e vi libererete da pesi inutili. E imparerete anche a riscoprire e amare il buon vecchio libro di carta fra le mani.
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