La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) denuncia i tagli all'editoria. Secondo molti arrivano con il pretesto dei tagli per far tacere tante testate scomode, il colpo mortale ad un settore, quello della carta stampata, che assicura molto più pluralismo della televisione. Sono a rischio 4.000 posti di lavoro e oltre 90 testate giornalistiche, i fondi erano stati inseriti nella Legge di Stabilità per poi essere ritolti nel milleproroghe dei giorni scorsi per permettere il finanziamento del 5 per mille. Con la mano destra si dà con la sinistra si toglie.
Ad essere colpiti sono i giornali non profit, di partito, cooperative e emittenti radiotelevisive locali che vedono svanire quasi 100 milioni di euro, 50 per le testate, 45 a sostegno dell’emittenza locale, e 5 per i giornali editi e diffusi all’estero.
La storia dei tagli all'editoria è una telenovela che dura da anni, sembra più una guerra di bassa intensità che un colpo di scure, quasi una guerra psicologica contro quello spicchio di informazione (in parte) meno assoggettabile. In parte, perchè nel groviglio di giornali "no profit" ci sono anche gli amici di chi esercita in questa fase storica il potere, compreso Libero che prende molti milioni di euro l'anno per esprimere il giornalismo che esprime. Di soldi pubblici, ossia di tutti.
L'interrogativo è il seguente: 4000 giornalisti sono una parte cospicua di tutti quelli che ci sono in Italia, dove andranno a finire? E soprattutto: dove andrà a finire il giornalismo?
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