venerdì 19 novembre 2010

Elenchi

Elenchi. Quelli usati da "Vieni via con me" rappresentano una nuova formula.

Che piaccia o meno è molto efficace anche perchè innovativa o perlomeno originale rispetto alle forme espressive della televisione.

Chi di voi non ha un proprio elenco di indignazioni, sogni, recriminazioni, buone azioni che potrebbero migliorare la società in cui viviamo? Se ognuno tirasse fuori il suo verrebbe fuori un muro del pianto o un disegno colorato e armonioso?

Un po' meno innovativo sembra il fatto di "costringere" i politici a utilizzare questo linguaggio. Lo abbiamo visto con Fini e Bersani: il primo sciolto e indubbiamente affascinante che trasformava il proprio elenco in piccoli ed efficaci proclami spot, il secondo più tradizionale e così assomigliante, con la sua goffaggine, almeno una volta, ad una sinistra antica.

Adesso si fa passare come una vittoria quella di far intervenire Maroni in televisione a leggere un elenco: sarebbe bello anteporgli quello delle parole denigratorie utilizzate dai leghisti per apostrofare gli immigrati. O delle bugie dette sugli sbarchi e sui "respingimenti".
Ce lo vediamo così stonante a leggere le supposte conquiste del Governo contro la Mafia, l'elenco degli arresti eccellenti (come se li avesse condotti lui in persona). Stonante in contrasto con lo stile così elegante di una trasmissione che ha forse il merito più grande di scardinare le forme irritanti ormai assodate dell'invasione televisiva dei politici che anche Santoro (pur con la sua grande bravura) replica. Così ci toccherà vedere occupato dalla solita retorica ingannatoria uno spazio che dovrebbe rimanere libero. "Bastava che Saviano non citasse la Lega" potrebbe obiettare qualcuno. "Forse bastava che citasse il centrodestra tutto visto che non sono solo gli enti amministrati dalla Lega ad essere legati con le mafie" penseranno altri. "Perchè laddove amministrano le sinistre mancano legami con la malavita?" risponderebbe, con le sue, ragioni qualcun'altro.

Forse più semplicemente basterebbe che ritornasse normale il fatto che la televisione la fanno gli artisti, i registi, i professionisti, i comici, gli attori, gli scrittori e che i politici restassero a fare il proprio mestiere in Parlamento e in mezzo alla società. Ma anche questo è un elenco scontato.


p.s.: questa trasmissione ha scatenato in molti di noi un attaccamento morboso alla scadenza televisiva del lunedì. Un'altra conferma del fascino irresistibile di questa maledetta scatola. Finirà presto.

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