venerdì 26 novembre 2010

Saviano e la parola su Impastato

E' emblematico il caso sollevato dal Centro di Documentazione Impastato e da Giovanni, il fratello di Peppino, su come Roberto Saviano nel suo ultimo libro "La parola contro la Camorra" riporta la storia di Peppino stesso. Nel libro Saviano scrive che prima del film del 2000 "I cento passi" "la memoria di Impastato era conservata solo da pochi amici, dal fratello e dalla mamma". Qui sta il punto controverso. Coloro che avrebbero "custodito la memoria" dicono che in realtà non è così perchè lottare per la giustizia non è custodire la memoria: "non ci siamo limitati alla memoria – afferma Giovanni Impastato – ma ci siamo attivati per denunciare il depistaggio e dare alla magistratura tutte le notizie sull’attività di Peppino che indicavano chiaramente la matrice mafiosa dell’assaissinio". La mamma subito chiese la costituzione di parte civile e l'anno dopo il Centro organizzò la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia.

Sgomberiamo il campo da ciò che non aiuta a comprenderela vicenda: la querela che sarebbe stata minacciata nei confronti di Giovanni dall'amministratore delegato di Eunaudi Baravalle assomiglia molto alle querele contro chi esprime liberamente le proprie opinioni e non ci piace per niente. Speriamo faccia marcia indietro perchè la storia della casa editrice non se la merita.

Ma guardiamo alla realtà dei fatti senza preconcetti. Saviano non ha detto niente di falso, ha affermato una cosa vera e cioé che prima del film e di altri accadimenti il caso non aveva avuto abbastanza notorietà almeno nel grande pubblico. Messo in positivo: il film ha restituito parte della memoria che era dovuta. Saviano probabilmente lo dice in termini di denuncia, cioè avrebbe lui voluto che non fosse stato così. A quel punto gli viene detto dai protagonisti: attenzione perchè in realtà c'è una storia dietro, molto profonda e densa di sudore, lacrime e lotta. Forse più della tua. Perchè non ne dai atto, tu che hai seguito e notorietà e probabilmente senza la storia di Peppino anche la tua sarebbe almeno un po' diversa? (libera intepretazione ovviamente...).

La denuncia di Impastato e di Santino (che dirige il Centro di Documentazione) è legittima, anzi opportuna. Così come è legittimo ciò che scrive Saviano perchè il suo libro non è la storia di Peppino.

Allora dov'è il problema? Il problema è culturale e politico (per questo le querele sono fuori luogo).

Perchè non c'è memoria se non esiste un fenomeno massmediatico che toglie dall'oblio? Perchè anni e anni di lavoro valgono meno di un film? Forse Saviano ha ragione: se non ci fosse stato il film tutto sarebbe stato diverso. E credo che avrebbe anche ragione a rifiutarsi di rettificare perchè non ha scritto cose false, ma ha rappresentato solo un aspetto come accade oggi sovente nell'informazione mainstream (vedi Repubblica o Santoro). Così come è opportuno che Impastato e altri si facciano sentire perchè la verità di Saviano è verità per milioni di persone e lui ha questa enorme responsabilità di coltivarla e non ridurla a fatto privato o massmediatico.

La questione però è un'altra: oggi ciò che non è rappresentanto e raccontato dalla televisione e dai grandi mass media semplicemente non esiste. Non ha cittadinanza, può sudare, essere frutto di capacità enormi, essere figlio di ingiustizie tremende, avere tutti i connotati per interessare un grande pubblico, ma quasi non esiste se qualche megafono visivo non ne parla.

Saviano (che è patrimonio di tutti molto di più della dieta mediterranea) ha questa possibilità, se la è creata perchè è bravo, gli è stata data perchè ha saputo promuoversi e la contingenza storica del nostro paese lo ha permesso. Non è un eroe e non lo sarà mai (lo diventerebbe se facesse la fine che i casalesi vogliono e questo deve essere impedito), ma risulterebbe un personaggio storico se, come seppe fare Pasolini in clamoroso anticipo su tutti i tempi, provocasse un dibattito e un cambiamento anche in questa prospettiva, cioé se sapesse abbattere quei muri e quelle leggi che fanno sì che esista solo ciò che i giganti dei massmedia decido possa esistere.

Non pensiamola questa storia in contrapposizione, ma come un'occasione.

1 commento:

Giuli e Max ha detto...

Io sono d'accordo al 100%. Forse Saviano non conosce tutte le attività della famiglia e del centro di documentazione, come la maggior parte degli italiani - o almeno dei non siciliani - prima dell'uscita del film. forse intendeva esattamente questo, che mi pare l'interpretazione più plausibile e forse non c'è nulla da ritrattare. certo avrebbe potuto chiarirlo, magari sarebbero evitavate le minacce di querele. Il contraddittorio tra loro è sanissimo: io stessa ho imparato cose in più sulle attività del Centro di documentazione leggendone. Ciò che non è sano è parlare di contrapposizione, di grande passo falso di Saviano. Il punto, casomai, è un altro.