Oggi ho avuto occasione di partecipare come moderatore ad una tavola rotonda con tre bravi docenti universitari che hanno esposto sul tema da altrettanti punti di vista diversi. La discussione è ruotata intorno al ‘I diritti dei popoli – Universalismo e differenze culturali’ (Laterza 2009) di Luca Baccelli. Si sono confrontati con l’autore, docente di Filosofia del diritto alle Università di Camerino e di Firenze, l’accademico dei Lincei, Pietro Costa dell’Università di Firenze e il filosofo Baldassarre Pastore (Università di Ferrara).
Suggestiva la questione di fondo che il libro di Baccelli affronta: i diritti umani sono universali o rappresentano il prodotto della cultura occidentale? Eppoi: la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo ha ancora un senso? Si può continuare a parlare di Diritti umani nell’era delle guerre per esportare la democrazia?
Un uso e consumo dei diritti umani e del lessico dei diritti stessi a servizio degli interessi dei potenti è un dato certamente non nuovo. Il libro di Baccelli e il dibattito sull'universalità dei diritti umani pone la questione in maniera radicalmente nuova: è possibile partire dalla connotazione occidentale dei diritti per superare l'universalismo e affermare la loro carica liberatoria ed emancipatoria? Un lessico e una narrazione diversa sono possibili, rimettendo al centro la questione dei diritti contro i poteri che li utilizzano per esportare o imporre interessi particolari o illegittimi.
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