L'ultimo numero di Altreconomia ha una copertina provocatoria quanto il tema che viene proposto: l’informazione.
"Quella italiana -lo sappiamo bene- è in crisi" scrive il direttore Pietro Raitano nell'editoriale. "I motivi di questa crisi li conosciamo anche meglio. Tuttavia ci preme sottolineare una cosa, ovvero che più che di libertà di stampa, sarebbe il caso di iniziare a parlare di qualità di stampa. Il guaio dell’informazione italiana sta diventando proprio questo: semplificazioni, approssimazioni, inadeguatezze, scarsa professionalità. Conflitto di interessi e utilizzo personalistico".
"Le responsabilità -scrive ancora Raitano- sono di tutti noi che facciamo questo mestiere, degli editori, ma anche di chi usufruisce di questo lavoro, ovvero lettori, ascoltatori, telespettatori, utenti di internet. Il risultato sono tv e giornali pieni di notizie prive di interesse, come quelle che vedete in copertina. Ci stiamo abituando al male della banalità, più che alla banalità del male".
"Eppure le notizie -intese come fatti degni di nota- dovrebbero essere il cuore dell’informazione, le sue particelle elementari. Dove sono finite le notizie?". Chi decide cosa fa notizia e come deve essere riportato?
La questione è molto complicata, ma aprendo un po' il muro della "normalità" quotidiana, scavando dentro il mercato dell'informazione e i suoi protagonisti (giornalisti, editori, politici, concessionarie di pubblicità etc.) si scopre che la situazione, in realtà, è molto peggiore di quella che pensiamo. E che la qualità dell'informazione non è solo dettata dal controllo ossessivo della politica, e di certa politica, ma da qualcosa di più profondo e più difficilmente reversibile. Se non partendo da una consapevolezza che ognuno deve sviluppare dentro di sé.
p.s.: di questi temi parleremo domenica 12 dicembre alle 18 alla libreria Lucca Libri di Lucca.
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